giovedì 25 febbraio 2010
Autoritrattto
Chi sono io? Chi sono per me stesso, chi sono per gli altri? Chi sono per me, quello che vedo nello specchio quando mi rado, di cui mi compiaccio perché riconosco ancora il ragazzo di 50 o di 60 anni fa, oppure l’immagine sbiadita di un vecchio curvo e dal passo incerto che scopro per caso, riflessa da una vetrina? La seconda immagine, più veritiera della prima perché non preparata dalla fantasia, è certo più vicina a quella che vedono gli altri ma ne rimane ancora molto distante, e non solamente a causa della specularità. Ciò che io vedo è sempre legato, in modo imponderabile, alla mia psiche, alla storia della mia vita, alle mutevoli sensazioni che ho in me e che gli altri non possono conoscere e che io stesso non posso dominare.
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